Non mi ha dato una buona impressione. Il biglietto di visita di Istanbul sono stati palazzoni, strade enormi, traffico e grigiume, ma questa è la periferia di ogni grande città, che arrivando in aeroporto non si nota più di tanto, ma che si vive in maniera particolare se viene attraversata in bicicletta. Ma il centro storico è qualcosa di magico, che ho sempre voluto vedere con i miei occhi e, in effetti, è proprio bello. Le moschee, enormi, e i loro minareti, saltano all'occhio più di ogni altro monumento a noi europei occidentali, abituati normalmente a vedere svettare solo torri medievali e campanili, e qui ci sono alcune tra le più belle moschee del mondo, come la Moschea Blu, la moschea di Solimano e la Aya Sofia, quest'ultima una vecchia basilica del 500, trasformata poi in moschea, ed ora sconsacrata e trasformata in monumento museo, per via dei suoi interni bellissimi e mosaici bizantini spettacolari. Li vicino, anche il vecchio ippodromo romano, contenente i monumenti più antichi di Istanbul, ovvero un obelisco egiziano e una colonna greca, e soprattutto la Basilica Cisterna, l'edificio più spettacolare della città: si tratta di una chiesa sotterranea trasformata in cisterna nel corso dei secoli, con conseguente allagamento del pavimento, con le colonne che si specchiano nell'acqua, in un atmosfera arcaica e suggestiva (due colonne hanno anche la testa di Medusa scolpita). Poi, gli obbligatori mercati orientali, come il mercato delle spezie, profumatissimo, e il più commerciale Grand Bazaar, un po' patoccoso in verità, ormai quasi del tutto turistico. La parte più moderna, dall'altra parte del Golden Horn, è nettamente più commerciale, ma fuori dalle zone dei locali ci si perde con piacere per i vicoli che vanno su e giù, tra scorci sul canale del Bosforo, la torre Galata e il parco di Taksim, nelle quali vicinanze si possono assaggiare ottimi kebab e i tipici dolcetti turchi così buoni, come halva, baklava e altre cosette super mielose.
Con Matt, poi, sono riuscito ad addentrarmi nei quartieri più popolari, magari meno belli del centro storico, ma ugualmente affascinanti, tra mercati di frutta, verdura ed ogni altro genere di prodotto, e a fare un salto alla bienalle di Istanbul, con arte moderna non molto interessante a mio giudizio. Sebbene la parte asiatica della città non sia bella come quella europea, era impossibile non mettere piede anche nell'altro continente, e devo dire che ne è valsa la pena, almeno per aver visto lo stadio del Fenerbace (beh, mica tanta roba), per l'attraversamento in ferry con il sole in via di tramonto, e soprattutto per una zuppa tipica in un ristorante locale. E poi le pannocchie arrostite e le ciambelline al sesamo per strada, la colazione turca con Matt e un amico, la festa elettronica del venerdì... tante cose in pochi giorni! Tra l'altro ho notato che Istanbul è come Roma: è stata capitale dell'impero romano (d'oriente), è stata costruita su sette colli e... ha un sacco di gatti! Gatti ovunque, e ben ciccioni, con la popolazione locale che li mantiene proprio bene!
L'ultimo giorno invece me ne sono andato a zonzo nelle Prince' Islands, ad un'ora e mezza dalla terraferma, piccolo paradiso di tranquillità, dove i locali si dirigono in massa i fine settimana per scappare dal casino della città, infatti non ci sono auto qua, solo verde, case di legno in stile antico, e un'ottima vista sulle due parti di Istanbul, asiatica ed europea. Tra l'altro, c'era sole, e ho trovato un bel gruppo multiculuruale per visitare l'isola di Heybeliada, un uruguayano, uno spagnolo, tre tedeschi/e e una turca, finiti infine ad apprezzare il tramonto in un baretto sorseggiando l'ormai obbligatorio te turco.
Istanbul mi è piaciuta, tre giorni non sono stati sufficienti neanche per vederne la metà, ma non mi ha rapito completamente il cuore: certo, è piena di vita e feste, è internazionale, i monumenti sono spettacolori, ma sarà stata l'entrata nel traffico, o il grigiore e il freddo (10 gradi, porca la miseria), ma mi aspettavo qualcos'altro... come dicevo nel post precedente, Istanbul l'ho trovata e vissuta in ogni tappa del viaggio, che mi ha regalato cose bellissime e fatto conoscere persone stupende... Ma ci ritornerò sicuramente!
Ah, la questione bici in aeroporto è stata anch'essa un po' epica: dopo aver cercato inutilmente un negozio di bici che mi regalasse un cartone nel quale impacchettare la bici, la sera prima di partire ho trovato un bel cartone enorme di fronte a casa, di quelli dove si impacchettano i frighi. Impacchettata la bici in modo orribile, ma funzionale, ho dovuto fare 2-3 km per quelle viette assassine che vanno in su con l'enorme peso sulla spalla, i taxisti volevano fregarmi troppi soldi per portarmi fino al terminal del bus. Sono arrivato sudatissimo, penso che neanche nella tappa dell'ultima montagna in Grecia abbia sudato così tanto!
Il pollo Paul si meraviglia di fronte alla bellezza della Moschea Blu
L'interno dell'Aya Sofia
Cupole e minareti
Un po' di tutto! Colonna greca, obelisco egiziano e minareti!
Il pollo Paul si sente un po' Indiana Jones nella Basilica Cisterna
Il labirintico Gran Bazaar
Il pollo Paul si sgranocchia una deliziosa pannocchia!
Moschea di Solimano
Il luminoso interno della moschea di Solimano
Un vecchietto un giorno si mise a colorare il pezzo di scala vicino alla sua casa, per renderla più bella, poi alcuni giovani completarono l'opera sull'intera scalinata. Il governo decise poi di colorarla di grigio nuovamente, e così è nato un movimento che colora tutte le scale!
Pescatori sul Bosforo, con il famoso ponte sullo sfondo
Pollo Paul e i nuovi amici a piazza Taksim
In battello per Istanbul
Mmmmmmm che bbbono
Quartieri popolari
I classici bar da te
Prince Islands
I tre simboli fondamentali della Turchia: la bandiera a mezzaluna, Ataturk e il pollo Paul!
Pescatori notturni sul Golden Horn
Pollo Paul, Branden e Matt in abbigliamento anti sommossa... non si sa mai!